Perché ARTeD prende posizione sui contratti di ricerca

La legge 79/2022, alla cui redazione ARTeD ha attivamente contribuito come interlocutore attento non soltanto alle questioni riguardanti i RTD, rappresenta un indubbio passo avanti nella direzione di un auspicato superamento delle figure più precarie e meno tutelate del cosiddetto preruolo (su tutte, in forme e per ragioni diverse, RTDA e assegnisti di ricerca).

In questo momento, per palese indifferenza dei principali attori coinvolti, l’introduzione di alcune delle importanti novità di tale legge (GSD, contratti di ricerca) viene continuamente procrastinata.

ARTeD non può invece che schierarsi a favore di una corretta e completa attuazione della legge 79/2022. In particolare, sosteniamo con convinzione le iniziative condotte da altre sigle (FLC-CGIL, ADI, etc.), con cui siamo lieti di lavorare per un miglioramento complessivo del sistema dell’Università e della Ricerca, in merito alla definizione del contratto di ricerca e sottolineiamo come l’introduzione di tale contratto vada incontro alla necessità di allinearsi ad una contrattazione di modello Europeo già più volte espressa dal sistema nel suo complesso.

Ribadiamo, inoltre, la necessità che sia quanto prima superato lo strumento dell’assegno di ricerca, inadeguato a garantire i diritti dei lavoratori non strutturati del nostro settore.

Evidenziamo, infine, la considerevole disponibilità attuale di forme di reclutamento a tempo determinato che non deve in alcun modo essere ulteriormente ampliata con l’istituzione di forme aggiuntive di precariato.