Un futuro che non ci piace: 200 milioni di euro sottratti alla ricerca pubblica

Da un comunicato stampa del MIUR, apprendiamo che nella giornata del 26 maggio si sarebbe svolto, “alla presenza della Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio dei Ministri On. Maria Elena Boschi”, un incontro tra la Ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca Valeria Fedeli, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan e i vertici dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (IIT).

Nel corso dell’incontro, il governo ha raggiunto un accordo con l’IIT, in base al quale 250 milioni del “tesoretto” (450 milioni di euro, 426 dei quali depositati in un conto infruttifero presso la Banca d’Italia, fonte Sole24Ore) saranno destinati, solo previo parere favorevole degli organi deliberativi dello stesso IIT, allo scopo di promuovere “progetti di ricerca di interesse nazionale per lo sviluppo del sistema economico del Paese, nonché azioni destinate all’ingresso dei giovani nel mondo della ricerca”.

Siamo del tutto sgomenti di fronte a quanto dichiarato dal MIUR. Per quasi dieci anni l’IIT è stato finanziato con 100 milioni di euro l’anno accantonando, in base alle più recenti analisi, oltre 20 milioni di euro annui di fondi non spesi. Mentre l’IIT riceveva questa somma, le università e i centri di ricerca pubblici venivano sottoposti a rigidissime valutazioni sulla loro produttività, allo scopo di decidere l’allocazione di fondi sempre più esigui, nel quadro di un cronico sottofinanziamento del sistema universitario e della ricerca pubblica in Italia. Migliaia di ricercatori precari, infine, sono stati costretti a lasciare il loro lavoro per mancanza di fondi, con una enorme perdita in termini di competenze.

Il governo sarebbe già dovuto intervenire da tempo, recuperando i fondi non spesi dall’IIT e destinandoli ad attività di ricerca maggiormente produttive di un conto infruttifero. Non solo questo non è accaduto, ma ora l’IIT è elevato a rango di decisore sullo stanziamento di 250 milioni di euro da destinare alla ricerca pubblica, solo una parte del “tesoretto”. Non possiamo che far nostre le parole della senatrice e prof.ssa Elena Cattaneo: la toppa escogitata dal governo è di gran lunga peggiore del buco.

ADI, ARTeD e FLC-CGIL denunciano questo vergognoso e maldestro gioco delle tre carte con cui, in buona sostanza, il governo intende riconfermare il pieno controllo dell’IIT su fondi mai spesi. Con i 450 milioni che l’IIT non ha saputo spendere, le università italiane avrebbero potuto assumere in questi anni più di 3.000 ricercatori, garantendo un futuro a migliaia di giovani di talento. Il recupero parziale di questi fondi è un primo passo nella giusta direzione, ma del tutto insufficiente.

Il MIUR deve smetterla di prendere in giro i ricercatori precari, spiegare il perché di questo accordo con l’IIT e illustrare un piano per il recupero per intero delle somme mai spese nel settore della ricerca. Questo scempio deve finire.

Per questo invitiamo nuovamente tutti i colleghi a sostenere la petizione #ricercaèfuturo, che è possibile sottoscrivere cliccando qui.

Le precarie e i precari della ricerca di:

ADI – Associazione dei Dottorandi e Dottori di Ricerca

ARTeD – Associazione dei Ricercatori a Tempo Determinato

FLC-CGIL – Federazione dei Lavoratori della Conoscenza


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